venerdì 23 ottobre 2009

Il fascino di Nightmare...






Roma, domenica pomeriggio, 25 gradi all'ombra. Mi incontro in centro con Gina , Garibaldi e Mc e di fronte a cotanto calore sorge spontaneo il solito commento da chiacchiera d'ascensore:

"Siamo a metà ottobre, fa caldissimo, non è possibile, bla bla bla".

Io, che sono onnipresente nella rete, avevo preventivamente controllato il meteo della settimana in vista dell'arrivo di un'amica a Roma:

"Ma guardate che Giuliacci dice che la settimana prossima ci sarà freddo, tipo massima 15°"
"No addirittura?? Ma 15 gradi è freddissimo, è impossibile con questo caldo"
"Eh si ma come si suol dire non esistono più le mezze stagioni!"
"No vabbè e poi con l'escursione termica prendi freddo e il raffreddore"
"Macchè raffreddore e raffreddore, mica siamo dei vecchi. Se c'è freddo ti copri"

ZAAAAAC.
Lunedì pomeriggio: h 16, gradi 20. Vado a lezione di Pilates in maglietta e felpa, molto tranquilla e sportiva. Ore 17: diluvio, bufera, temperatura esterna DODICI gradi!!!
Lunedì sera esco comunque grintosa e spavalda, che tanto a me il freddo fa un baffo, sono giovane e forte, ho le difese immunitarie resistenti come un roccia e bla bla bla.
ZAAAAAC. Col cavolo!!

Mi ero letteralmente dimenticata di essere più cagionevole di una mia ipotetica prozia. O forse volevo solo autoconvincermi.

Martedì sera, h 20. Sintomi influenzali.
Spero, prego, imploro e mi affido alla cura della reclusione nella speranza che mercoledì sera, all'arrivo della mia amica, fossi forte e in forma.

Manco a dirlo.

Mercoledì sera: febbre. Mercoledì notte: quella tossetta fastidiosissima che ti fa sembrare che l'esercito delle formiche giganti abbia invaso la tua gola.

Giovedì: Niente febbre , la tosse che da fastidiosa è diventata impertinente e l'etna che ha deciso di farsi una vacanza nella mia gola.

Vabbè mi imbottisco di tachifluidec nella speranza che anche io potessi dire :"Adesso cinema!" e venerdì accompagno la mia santa amica ai Musei Vaticani,dato che nei giorni precedenti è diventata obbligatoriamente esperta di Roma e del quartiere Nomentano tra spese, colazioni , ma soprattutto farmacie.

E qui inizia il bello.

Arrivo alla stazione Termini bardata come un boia e mi rivolgo ad un'autista:
"Scusi dove sta la fermata del 40?"
"Signorina sta più avanti ma lei non perda la speranza".

Lì inizio a capire le mie condizioni, ma soprattutto che la mia voce si era trasformata in un misto tra Nightmare e un transessuale morente.

Con forza, entusiasmo e coraggio ci avviamo in Vaticano, che magari Benny16, nonostante gliene abbia dette di tutti i colori, mi avrebbe concesso la grazia in salute.

Ovviamente con la mia "indiscutibile" esperienza museale ho optato per invertire il percorso standard: "Iniziamo dalla Cappella Sistina, che è la cosa più bella!". Facendo le trasgressive, non potevamo più tornare indietro.

Che cosa può fare allora una donna quando si trova in queste situazioni??

Una certa persona (a caso ovviamente ...) insegna che lo sbattimento di ciglia e gli occhi dolci sono una tattica infallibile, anche se assomigli all'urlo di Munch:

"Scusi noi vorremmo andare alle stanze di Raffaello, ma ci siamo perse..."
"Va bene dai, venite con me, vi ci porto io!".

E così una gentilissima guida turistica ci scorta per tutto il Museo, facendoci saltare ogni fila come ospiti prediletti, concludendo la visita con:

"Se vuoi questo il mio numero, chiama quando vuoi per qualunque cosa".

Oibò perbacco e che è?? Le cose erano due: o gli ho fatto pena o il mio sex appeal con febbre e voce roca è maggiore del mio status normale.

Torno a casa con nuovamente la febbre (quando mai poteva passarmi) e mi contatta nientepopòdimenoche..il fotografo della mia laurea, dicendomi che STRANAMENTE non avevo ancora ritirato le foto dal 9 luglio 1918.

Io, che non riesco a tenere gli occhi a bada nemmeno in giorni come la laurea, l'avevo già adocchiato e facendo la gnorry ho testato un po' il terreno. Bè, la conversazione si è conclusa con "Salutami il tuo termometro". E su questa frase NO COMMENT. Inutile dire, però , che ho iniziato a pensare che la febbre mi stesse dando le allucinazioni. Com'è che il deserto del Sahara s'è svegliato tutto mentre io cospargo milioni di germi e spiro gli ultimi attimi vitali??

Si fa oggi, domenica, 5 giorni e non avevo ancora visto un medico. Forse era il caso che andassi ad accertarmi di non avere la suina, anche perchè tutte queste avances mi davano da pensare ad una larga diffusione di maialaggine.

Arrivo in guardia medica sempre in versione boia invernale, si aprono le porte e l'infermiere salta dicendomi ODDIO CHE C'HAI, TI STIAMO PERDENDO??

Un bell'esordio, continuato con la mia logorrea che non si è fermata nemmeno di fronte ad una laringotracheite acuta. Ormai tutti i Musei Vaticani e gli ospedali di Roma sanno che mi sono laureata a luglio, che sto andando a Roma 3, che da "grande" voglio fare la scrittrice creativa , che sono single, sarda, che mangio 80 g di pasta a pranzo e secondo e contorno a cena, che calzo 37, ma anche 37 e 1/2, etc etc.

Ultima tappa prima degli arresti domiciliari: l'ennesima farmacia.

Entro spavalda , anzi diciamo che i miei occhi entrano spavaldi, dato che era l'unica parte del corpo che mi si poteva intravedere e spiro:

"Vorrei una siringa, della soluzione fisiologica e del benagol"
"Guarda solo per te, ti regalo la siringa e il benagol"
"DEVO FARLE PROPRIO PENA", rispondo ormai certa che la mia cera fosse tutta un programma
"Ma no, è che ti ho vista entrare così CARINA dalla Siberia".

Ora, qui, agli arresti domiciliari, a letto, in procinto che il diavolo tentatore esca da dentro di me assieme alla tosse, penso: "SE IN QUESTE CONDIZIONI APPARENTEMENTE SEMBRO ANCHE PIU' BONA, FIGURIAMOCI CHE SCHIFO SONO IN CONDIZIONI NORMALI!"

giovedì 1 ottobre 2009

Baarìa: sapori di Sicilia.



Entra in sala, non lasciarti spaventare dall'idea che t'aspettano quasi 3 ore di pellicola, ma chiudi gli occhi e aguzza l'olfatto.
Con questa prospettiva Baarìa riuscirà a trasportarti in un'atmosfera che lascia da parte l'aggressività delle metafore politiche e dipinge,invece, la storia di una terra, di una famiglia, di un 'evoluzione di saggezze popolari e antichi ideali.
Sembrerà di percepire i sapori di Sicilia,svelando tradizioni e leggende in quella chiave neorealista che ti permetterà di cogliere i dettagli di un modus vivendi, ma soprattutto il corso di un'epoca nei suoi aspetti di semplicità ed ingenuità. E non esistono esempi migliori della famiglia e di un popolo per raccontare i valori che l'hanno caratterizzata dagli anni '20 fino alla metà degli anni '70. Ma non è solo l'ideale politico a condurre la trama. Sono soprattutto la commozione e l'ironia con le quali Tornatore ha condito la sua visione delle proprie origini familiari, geografiche e culturali. Con questo omaggio , il regista è stato capace di coinvolgere lo spettatore in un flashback storico, che descrive una cultura che oggigiorno ha perso, nel bene e nel male, la sua genuinità. Ed è proprio quest'ultimo aggettivo che si addice maggiormente all'interpretazione tematica del film. Attraverso la ricerca di quei piccoli ma significativi racconti, espedienti ed aneddoti che costituiscono il fulcro dei ricordi di una genealogia, ci è permesso di assistere al documento interiore del regista, come se fossimo invitati ad ascoltare le vecchie leggende che un tempo ci venivano raccontate. Allo stesso modo osserverai la pellicola, con l'identica curiosità ed attenzione di un bambino che si immerge nei racconti dei propri antenati. Sentirai così il profumo dei limoni ,verrai coinvolto in tradizioni culturali e linguistiche, percepirai la coerenza e la credibilità delle speranze in cui si credeva davvero come linee conduttrici. Infine vivrai le stesse emozioni che trasudano dalla storia d'amore tra i due protagonisti, modello di un sentimento antico, semplice, puro.
Tornatore ci offre, dunque, il ritratto di una vita vissuta al quale dobbiamo approcciarci con un pizzico di ingenuità e sensibilità per un salto indietro nel tempo, che non può che farci riflettere sul presente. Un presente che ha perso" la voglia di abbracciare il mondo e si è arreso nella credenza di avere le braccia troppo corte per riuscirci".