lunedì 17 marzo 2008

Voglia 'e turnà



Sono assorta in una sensazione di completo caos calmo. Me lo sento dentro mentre sto seduta su questo sedile, con il libro sulle gambe; mentre colloco i bagagli sullo scompartimento e ascolto il messaggio dell'hostess. Sono sola nello scompartimento, l'aereo è quasi vuoto. Eppure è strano, di lunedì c'è sempre molta gente.
Ieri ero distrutta da un fastidioso attacco di allergia primaverile. Sono molto fatalista alle volte e vedo metafore anche dove non esistono. Ho un caos calmo dentro, che si muove spinto da un'impercettibile bisogno di dinamismo. Il volo procede tranquillo. Sono concentrata nel personaggio di Pietro Palladini. Il mio non è il suo caos calmo. E' voglia di deporre un attimo una muffa fin ora troppo latente e riprendermi il mio tempo, il mio spazio, per ricominciare. Il mio caos calmo, ora, è solo ed esclusivamente Voglia 'E Turnà. Non voglio avere nessuna data prestabilita, tempi, fatti, prenotazioni. Me lo posso ancora permettere . Voglio e devo sfruttare questa unica possibilità che i 22 anni mi concedono ancora per poco.
Il volo dura 50 minuti. Mentre leggo vorrei durasse un po' di più, solo per pensare che sto fuggendo lontano, lontano da un'insolito flashback statico che mi ha colpita alle spalle. Ma ora so come rimediarlo. Conosco la soluzione. Le pagine che scrivo sono sempre fatte di frasi punto e a capo. Alzo lo sguardo assonnata. La bimba che ho coccolato nell'autobus è seduta nel posto avanti al mio. E' girata verso di me e mi sorride con quello sguardo furbetto che appartiene solo ai bimbi. Lei dentro di se ha caos calmo. Le sorrido e i miei occhi brillano. Mentre le parlo e lei mi comunica quella tenerezza che appartiene solo a loro, penso che sì, sarò una buona madre in futuro. Lo so, me lo sento. Nella fila affianco un cinese, coreano, giapponese di chissà-di-quale-cazzo-di-paese-asiatico tentava di ucciderci. Tutti lo guardavamo basiti mentre telefonava in fase di decollo. Avrei potuto temere il peggio, ma il caos calmo me l'ha impedito. Testarda ho deciso che mi devo godere questa calma apparente.Stamattina ho chiuso la porta della mia stanza ,di quella gabbia dorata. Ho sentito come una ventata di brezza.
Guardo fuori dal finestrino. Stiamo per atterrare. Il mare dall'alto è piatto e lucido. Ogni volta che torno c'è il sole. Ogni volta che torno c'è una luce pura.
La mia terra è dentro di me. Scrivo questa frase nelle note del libro. Siamo atterrati. Prendo la valigia e il caos calmo non mi ha abbandonata. Anzi è come il mare che ho scrutato dall'alto. Un abbraccio mi accoglie e sto bene. Mi è tornata l'ispirazione.

4 commenti:

bdp ha detto...

che bel post!
goditi la tua terra e il tuo mare, e prenditi tutto il tempo di cui avrai bisogno.
un bacio

Mat ha detto...

emy, ma non si può staccare il cervellino??

premi il tasto OFF, dovrebbe essere dietro la nuca..

Francesca Palmas ha detto...

bellissimo post. Belle sensazioni trasmesse...

Simo* ha detto...

Gran bel post!
Leggendolo mi ha fatto tornare in mente una frase di Gavino Sanna quando tenne una specie di lezione di marketing. Disse che ogni volta che ritornava in Sardegna, gli bastava mettere il piede fuori dall'aereo per dimenticare tutti i suoi problemi e per tornare sereno!!

Buona Pasqua
Simo*